Micetti #7 - Opposti ruggiti
Prima partita in Sudafrica contro la franchigia dei Lions. E intanto gli Springboks tornano in campo
Bentornati per la settima edizione di Micetti, che come promesso, ora che il tour dei British & Irish Lions è ufficialmente iniziato, torna con una frequenza maggiore.
Nonostante questo, nell’arco di una settimana sono successe così tante cose, c’è così tanto da raccontare e di cui parlare che dobbiamo operare un traforo virtuale per uscire dalle quattro pareti di questa newsletter e sconfinare su Ohvale Rugby Blog, dove in settimana sono uscite un po’ di considerazioni sulla partita di sabato scorso fra Lions e Giappone.
In questo modo qui ci possiamo dedicare a parlare del prossimo futuro, ovvero della sfida che attende i Lions questo sabato, e del recentissimo passato, e cioè della gara di ieri fra Sudafrica e Georgia che ha visto il ritorno in campo degli Springboks per la prima volta dalla finale della Rugby World Cup 2019.
Ruggine
Non è propriamente stato uno show il 40-9 con cui gli Springboks hanno battuto la Georgia al Loftus Versfeld di Pretoria venerdì sera.
La squadra campione del mondo è sembrata, soprattutto nel primo tempo, notevolmente arrugginita. Il che, riconoscerete, non è esattamente una sorpresa visto che il Sudafrica non scendeva in campo da 608 giorni.
Eppure, una squadra composta da atleti che comunque hanno avuto la possibilità di giocare un numero soddisfacente di volte durante la stagione, ha inizialmente sofferto contro una Georgia che non ha messo in campo niente di più di ciò che aveva mostrato 9 mesi fa durante la Autumn Nations Cup: una difesa fisica, appassionata, orgogliosa e a tratti violenta e niente di più.
Per 35 minuti gli Springboks hanno sostanzialmente rincorso: dopo la prima meta segnata dal debuttante Aphelele Fassi, i padroni di casa si sono incartati in un vortice di errori, palloni mal gestiti, indiscipline varie che hanno consentito alla Georgia di portarsi avanti fino al 9-5 e di resistere fin oltre la mezz’ora.
Le cose si sono sciolte quando Bongi Mbonambi è andato a segnare ripartendo dalla coda di un drive da rimessa laterale. Ecco: maul e mischia chiusa sono state le due situazioni in cui gli Springboks hanno dimostrato di poter fare la voce grossa da subito, per quanto la Georgia avesse già messo in evidenza in passato notevoli lacune in entrambi i casi.
A stretto giro di posta è arrivata la terza meta, firmata da Cobus Reinach ma inventata ancora da Fassi, forse il migliore della prima frazione di gioco per i campioni del mondo. Il primo tempo si è chiuso con un tentativo di drop del numero 10 ospite Tedo Abzhandadze per tenere i suoi a contatto, ma si è andati al riposo sul 19-9 e la Georgia è fondamentalmente finita con quel calcio messo fuori di poco.
Nella ripresa dominio sudafricano con altre tre mete, ma va detto che la manifesta inferiorità della squadra georgiana è come sempre emersa col passare dei minuti.
In generale, una partita con poche buone notizie per Jacques Nienaber, non particolarmente entusiasmante ma neanche deprimente. Nel secondo tempo chi è entrato dalla panchina ha saputo portare un po’ di benzina al fuoco (ehi, ragazzi, occhio però!) e una delle notizie migliori è stata la prestazione di Damian Willemse da numero 12, subentrato a un deludente François Steyn.
Proprio la posizione di primo centro è in questo momento uno dei punti focali della formazione sudafricana. Con Damian de Allende bruciacchiato, gli Springboks hanno bisogno di trovare un sostituto capace di dare quell’avanzamento in mezzo al campo che il centro del Munster garantisce sempre. Contro la fisica difesa georgiana, il compassato Steyn è più volte rimbalzato come su un muro di gomma, mentre Willemse, giocatore molto dinamico, esplosivo e capace di ottenere metri grazie a queste sue caratteristiche piuttosto che con la forza bruta, ha saputo orchestrare meglio il tutto.
Willemse porta inoltre un bagaglio di abilità distributive e di playmaking più consistente di Steyn. È un giocatore che nella sua carriera ha messo in mostra un talento infinito, senza però mai riuscire a trovare una specializzazione a livello di ruolo, rimanendo incompiuto. Questa nuova sistemazione in mezzo al campo potrebbe essergli congeniale, anche se, pensando subito a un suo possibile utilizzo contro i Lions, è da verificare la sua tenuta difensiva contro il mostro bicefalo col corpo di Robbie Henshaw e la testa di Bundee Aki (o il contrario, fate vobis).
Adesso 7 giorni di riposo prima di vedere gli Springboks tornare in campo, sempre contro la Georgia. Legittimo aspettarsi un risultato ancor più convincente nei numeri e un po’ meno ruggine da parte dei campioni del mondo, e anche una discreta rotazione con l’inserimento magari degli ultimi arrivi dall’Europa. Sì, Cheslin e Faf ad esempio.
Solo un’ultima nota sulla Georgia: le quotazioni di questa squadra sono stabili e non si vede all’orizzonte un ulteriore step di crescita, ma attenzione all’estremo classe 2002 Davit Niniashvili, nuovo acquisto del Lione. Non ha ancora 19 anni, ha 7 presenze e 3 mete con la nazionale maggiore e sarà il prossimo giocatore che citeremo sempre nelle preview delle partite dei Lelos per i prossimi 15 anni.
Un breve Q&A su Lions v Lions
Chi sono i Lions, quegli altri?
Quelli sudafricani sono una franchigia di base a Johannesburg che ha militato nel Super Rugby fin quando è esistito, che ha preso parte alla Rainbow Cup e che il prossimo anno figurerà nello United Rugby Championship.
La squadra rappresenta la regione del Gauteng, quella dove si trova Johannesburg, e hanno avuto una storia un po’ travagliata: nel 1996 hanno iniziato a partecipare al Super Rugby come Transvaal, nel ‘97 si sono trasformati nei Gauteng Lions (la regione amministrativa del Transvaal non esisteva più) e nel ‘98 sono diventati i Golden Cats.
Dall’anno successivo e per 7 stagioni si sono semplicemente chiamati Cats, e questo probabilmente restituisce loro lo statuto di veri e propri Micetti, ma non stiamo a sottilizzare. Sono diventati i Lions dal 2006.
Storicamente si tratta della franchigia più debole del rugby sudafricano. Tranne all’inizio del millennio, quando sotto il capitanato di un certo Rassie Erasmus arrivarono a disputare le semifinali del Super Rugby, hanno sempre abitato le paludi del fondo classifica.
Solo in tempi recenti i Lions sono divenuti una potenza: tra il 2016 e il 2018 sono arrivati per tre volte consecutive alla finale di Super Rugby, perdendo sempre. La squadra si è poi in gran parte smembrata: i più sono finiti in Europa, qualcuno in Giappone, qualcun altro ha fatto perdere le proprie tracce dopo qualche stagione in cui è arrivato al livello internazionale (come ad esempio l’estremo Andries Coetzee, 13 caps per il Sudafrica nel suo momento di gloria, passato poi in Giappone nel 2019 e ora recuperato dal Benetton, dove giocherà nella prossima stagione).
Nell’ultima stagione i Lions sembrano tornati al loro status storico: la franchigia più debole fra le sudafricane.
Nota statistica: esclusi i test contro gli Springboks, i Lions hanno perso una sola volta nei warm up contro le province sudafricane dal 1968 a oggi. Persero contro il Northern Traansval nel 1997, squadra che contribuiva a formare gli allora Gauteng Lions.
Questa la loro formazione per la sfida.
Lions: 15. EW Viljoen, 14. Jamba Ulengo, 13. Manuel Rass, 12. Burger Odendaal, 11. Rabz Maxwane; 10. Jordan Hendrikse, 9. Dillon Smit; 1 Nathan McBeth, 2. PJ Botha, 3. Ruan Dreyer, 4. Ruben Schoeman, 5. Reinhard Nothnagel; 6. Sbusiso Sangweni; 7. Vincent Tshituka, 8. Francke Horn (c)
A disposizione: 16. Jaco Visagie, 17. Sti Sithole, 18. Carlu Sadie, 19. Ruhan Straeuli, 20. Emmanuel Tshituka, 21. Morne van den Berg, 22. Fred Zeilinga, 23. Dan Kriel
Dove si gioca, a che ora e dove posso vederla?
Si gioca sabato 3 luglio alle ore 18:00 italiane all’Ellis Park di Johannesburg, la casa dei Lions sudafricani. In Italia, per il momento, continua il buio totale sul tour dei Lions: la partita non sarà trasmessa.
Chi sarà il capitano dei B&I Lions per questa partita?
Conor Murray, il nuovo capitano dei British & Irish Lions dopo l’infortunio di AWJ, non sarà della partita. A indossare la fascia sarà il capitano della Scozia Stuart Hogg.
È un momento particolare per il 29enne estremo: la scorsa settimana è partito dalla panchina nella sconfitta in finale di Premiership dei suoi Exeter Chiefs, una scelta che è stata letta dai più come una sorta di bocciatura, ma che il tecnico del club inglese aveva già preso anche in semifinale.
Una settimana più tardi è capitano dei Lions nel loro primo warm up match in Sudafrica. È ancora il favorito per essere la scelta ad estremo dei Lions per la serie contro gli Springboks, ma deve dimostrare il proprio valore dopo un ottima uscita di Liam Williams contro il Giappone.
Avendo raggiunto il ritiro solamente dopo la finale di campionato, Hogg non ha praticamente avuto modo di incrociare Alun Wyn Jones. Motivo per cui lo scozzese ha annunciato in conferenza stampa, dopo l’annuncio della formazione, che la prima telefonata che farà sarà proprio al gallese.
“Lo chiamerò per farmi dire la sua. Sono ovviamente dispiaciuto per il suo infortunio, ma credo che potrà comunque avere un grande impatto sul tour per quello che ha fatto nelle ultime settimane in ritiro. È un personaggio di questo calibro.”
Ah! Ci sono notizie notevoli su Alun Wyn Jones, ne parliamo più in basso.
Quali sono i temi tattici più interessanti?
Come aveva preannunciato, Warren Gatland ha rivoltato la squadra come un calzino rispetto a una settimana fa. Sarà così probabilmente anche per il prossimo warm up: il neozelandese ha detto che nelle prime tre partite vuole vedere tutti i giocatori a disposizione.
In questo secondo XV spicca la convivenza fra Finn Russell e Owen Farrell. Se contro il Giappone si è optato per una coppia di centri molto ‘Hulk spacca!’, qui le cose si fanno più raffinate. Vediamo come i due si sapranno combinare: Russell sembra un tipo di giocatore che dà il meglio con due centri capaci di correre negli spazi ed esplorare le fratture nella difesa, piuttosto che collaborare con un secondo playmaker, ma al tempo stesso Farrell è quel tipo di giocatore con abbastanza doti da saper fare, quando necessario, anche il numero 12 solido che va a lavorare palla in mano negli spazi stretti della difesa.
Occhio a un pacchetto di mischia iperdinamico e dalle mani raffinate, con Courtney Lawes che entra a numero 6 per Tadhg Beirne in una ideale prosecuzione del blindside flanker ibrido che vedremo probabilmente a lungo durante il tour.
Interessante la rotazione delle prime linee: fuori i primi tre uomini che hanno lavorato dal primo minuto contro il Giappone, dentro la prima linea che era in panchina e fra i sostituti ecco un terzo blocco composto da Cowan Dickie, Vunipola e Fagerson. Vediamo fino a quando questo lavoro per unità andrà avanti.
Quali sono i giocatori da tenere d’occhio nei Lions sudafricani?
Ruan Dreyer e Rabz Maxwane sono i due nomi più interessanti del XV di casa.
Dreyer è un temibilissimo pilone destro che ha fatto la fortuna dei Lions nei loro anni belli prima di seguire coach Johan Ackermann a Gloucester, dove però ha lasciato un’impronta meno profonda di quanto atteso, con sole 7 presenze in 2 stagioni. Ha 30 anni, 4 caps con gli Springboks e 115 chili da spedire sulla schiena di Wyn Jones.
Maxwane è noto al pubblico italiano ed europeo per la sua militanza nei Cheetahs del Pro14. Nel 2018/19 è stato infatti il miglior marcatore del campionato con 14 mete in 21 partite, il giocatore con più clean breaks della stagione e il terzo per metri guadagnati.
Rappresenta un po’ lo stereotipo dell’ala sudafricana dai grandissimi mezzi atletici, ma con qualche amnesia difensiva, specie quando si tratta del puro uno contro uno. Però potrebbe essere una delle fonti di divertimento dell’incontro.
Ci sono molte aspettative sul mediano di apertura Jordan Hendrikse. Classe 2001, è stato la prima scelta della squadra durante la Rainbow Cup ed ha appena terminato il torneo internazionale under 20 che i Junior Springboks hanno ospitato in Sudafrica, giocando contro Argentina, Uruguay e Georgia.
In panchina da segnalare il forte pilone Sti Sithole, in odore di convocazione Springboks ma infine lasciato fuori dalla lista.
Alun Wyn Lazzaro
Ha fatto il giro del mondo (vabbeh, del nostro mondo, dai) la notizia che il tour di Alun Wyn Jones potrebbe non essere finito.
Spieghiamola con le parole utilizzate da Warren Gatland, che dopo la conferenza stampa dell’altro giorno ha preso da parte i pochi giornalisti britannici presenti al seguito della squadra in Sudafrica per raccontar loro questo: “Data la sua età, i medici pensano che possa potenzialmente prendere alcune scorciatoie per recuperare dall’infortunio, più di quante non ne prenderebbe un giovane giocatore che ha subito la stessa cosa all’inizio della sua carriera.”
Insomma, Alun Wyn, c’hai ‘na certa, anche se te la scassi del tutto quella spalla non dovrebbe servirti a un granché nei prossimi 70 anni.
“Quindi Alun Wyn è piuttosto positivo sul poter compiere un miracolo e mettersi in sesto. Noi valuteremo e vedremo come va nelle prossime due settimane. Lo specialista ha detto che ha trovato la situazione meglio del previsto. Non buona abbastanza, ovviamente, da venire in tour fin dall’inizio.”
“Monitoreremo la situazione e quando arriveremo verso la fine del tour, se qualcosa di favoloso accadrà, qualcosa potrebbe anche succedere, non si sa mai.”
Ci fermiamo qui: a inizio settimana occhio, che arrivano i primi responsi dopo la partita di stasera.
A sabato prossimo, miao!