Di momenti strani e di cose impossibili, in questo tour, se ne erano già viste diverse.
Quasi tutte però avevano a che fare con la pandemia e con le sue conseguenze.
Da quando è entrato in gioco Jaco Johan, invece, le cose sembrano essere impazzite come la maionese.
Serve un riassuntone, ecco che arriva Micetti.
La questione centrale è quella dell’arbitraggio.
Come spesso accade, entrambi gli staff hanno provato a portare sotto la luce dei riflettori alcune situazione per provare a trarne un vantaggio all’occasione successiva: è accaduto ad esempio nella partita tra Sudafrica A e Lions, quando Warren Gatland ha lamentato la mancata espulsione di Faf de Klerk e Rassie Erasmus ha replicato caricando su Twitter due video di Owen Farrell.
Poi alla vigilia del primo test lo staff dei Lions si è lamentato della designazione di Marius Jonker come TMO della serie. L’arbitro sudafricano è stato inserito nel quartetto di direzione di gara al posto del neozelandese Brendon Pickerill, rimasto bloccato nel proprio paese.
La non-neutralità di Jonker ha innervosito gli ospiti, l’ineleganza di insinuare un sospetto di parzialità di un professionista come l’arbitro sudafricano ha fatto, senza mezzi termini, incazzare gli Springboks.
Fin qui, a dire la verità, tutto abbastanza normale e consueto. In questi contesti di altissimo livello tutto questo è all’ordine del giorno, siamo abituati a vederlo. Ma poi nella partita di sabato scorso ci sono state alcune decisioni controverse, andate soprattutto a favore dei Lions.
È qui che entra in gioco Jaco Johan, un utente twitter che fino a lunedì aveva pubblicato un solo tweet, aveva zero follower e nessuna immagine del profilo. Praticamente la definizione di account fake.
Lunedì il fantomatico Jaco Johan pubblica un video contenente alcuni tagli della partita in alta qualità ed editati come farebbe un video analyst per mettere in luce alcune supposte problematiche arbitrali relative al test perso dagli Springboks sabato sera. Rassie Erasmus retweetta e condivide il post. Appare subito piuttosto evidente come possa essere proprio il director of rugby della federazione sudafricana a gestire l’account.
La cosa fa ovviamente un gran rumore: l’allenatore che ha vinto la Rugby World Cup twitta un giorno i suoi complimenti ai vincitori con il proprio profilo ufficiale, e quello successivo utilizza un account fake per criticare l’arbitraggio della partita.
Non c’è il tempo di riprendersi e provare a parlare di rugby, che Rassie Erasmus sgancia la bomba: giovedì pubblica un video di un’ora che fa il giro del mondo. Davanti alla telecamera c’è un uomo visibilmente stanco e provato che per 63 minuti non fa altro che mettere in discussione l’imparzialità dell’arbitraggio nell’incontro precedente mostrando una serie infinita di tagli video del primo test.
Nel finale del video Erasmus annuncia che: “Se World Rugby ritiene che non avrei dovuto caricare questo video, l’ho fatto soltanto a livello personale e non da director of rugby degli Springboks [lo dice letteralmente vestito integralmente con tuta e cappellino della squadra]. In tal caso comunque mi dimetterò dal management del Sudafrica.”
Nonostante questa chiusa, Siya Kolisi ha dimostrato il giorno dopo come l’intero spogliatoio sia dietro alla propria guida. In conferenza stampa il capitano e l’allenatore dell’attacco Mzwandile Stick hanno messo benzina sul fuoco.
Kolisi ha accusato in maniera diretta l’arbitro Berry di non aver trattato i due capitani allo stesso modo, di avergli mancato di rispetto e di non essere riuscito a interagire con lui.
Che cosa pensare di tutto questo
Tutta questa vicenda è totalmente senza precedenti. Lamentele sugli arbitraggi ci sono sempre state. Uscite pubbliche per mettere pressione sulla direzione del successivo incontro ci sono sempre state. Ma le azioni di Rassie Erasmus sono su tutta un’altra scala e, personale parere di chi scrive, hanno decisamente oltrepassato il limite.
Chi è cresciuto sentendo dire che nel rugby non si parla dell’arbitro si sarà accorto che è un assioma invecchiato piuttosto male. Dell’arbitro si può parlare, rimanendo consapevoli che si tratta di una persona che compie una prestazione, di un elemento del gioco senza il quale semplicemente questo stesso non esisterebbe.
Bisogna anche essere consapevoli che il rugby è un gioco oggettivamente complesso. Arbitrarlo è un macello. Per ogni singola partita potrebbero essere estratte altrettante clip rispetto a quelle mostrate da Erasmus nel suo video, e ci saranno sempre un certo numero di cose che semplicemente non vengono fischiate.
Qual è lo scopo di tutto questo?
Se si tratta di portare alla luce alcune situazioni per metterle in cima alla lista della prossima direzione di gara e guadagnare un vantaggio per i prossimi ottanta minuti, è un comportamento disprezzabile.
Solo pochi mesi fa l’arbitro irlandese Andrew Brace è stato ricoperto di insulti e minacce di morte sui propri account social, compreso sotto un post di lutto per la scomparsa di suo padre.
Innalzare il livello della pressione a questo livello tossico al solo scopo di avere più probabilità di vincere la partita successiva è inaccettabile e può avere solo conseguenze infauste (tra l’altro, l’arbitro della scorsa settimana, Nic Berry, sarà uno dei guardalinee della partita).
C’è di più, però. La frustrazione di Rassie Erasmus e degli Springboks proviene da una esasperazione nei confronti della classe arbitrale comune a buona parte delle squadre e degli staff.
Come ha sottolineato il giornalista irlandese Murray Kinsella su Twitter: “C’è una scontentezza diffusa all’interno dei circoli degli allenatori professionisti che va avanti da anni a proposito degli standard dell’arbitraggio e dei successivi feedback.”
“Immagino che ci sia una certa simpatia per queste esternazioni fra gli head coaches, anche se alcuni ovviamente non saranno d’accordo. Allenatori e directors of rugby hanno una visione partigiana, ma le frustrazioni di Erasmus non sono cosa nuova.”
“Sull’altro lato della medaglia, arbitri e ufficiali di gara sono sempre stati scontenti di come i giocatori e i tecnici provino continuamente a piegare e rompere le regole del gioco in loro favore, e come non ci sia nessuna comprensione di quanto sia difficile arbitrare il gioco.”
L’ex giocatore dell’Inghilterra Brian Moore ha portato alla luce un altro fatto: “Ho parlato con 21 arbitri di alto livello nel loro ritiro estivo. Hanno smesso di tenere riunioni pre-partita con gli allenatori. Erano pensati per avere chiarimenti regolamentari, ma hanno finito per diventare momenti dove i tecnici si limitavano a mostrare clip delle irregolarità degli avversari e mettere pressione sui direttori di gara.”
In definitiva, appare condivisibile la posizione dello stesso Moore: “World Rugby deve essere molto chiara su questo: o chiunque può dire e scrivere qualsiasi cosa a proposito degli arbitri, oppure i tecnici, i giocatori e i dirigenti devono avere uno stringente codice di condotta. C’è già abbastanza pressione sugli arbitri e diventa sempre più difficile reclutarli.”
Parliamo di rugby
La grande vittima di questa settimana di vetriolo, polemiche e artifici social degni del miglior Luca Morisi (non il centro della nazionale, l’altro) è senz’altro il rugby.
Alle 18:00 di questa sera 46 tra i migliori giocatori al mondo scenderanno in campo gli uni di fronte agli altri per confrontarsi in una delle competizioni più belle del mondo, oltre ad essere una unicità della palla ovale, oltre ad aver atteso 12 anni per averla.
È ora di lasciare da parte i malumori e far crescere il doveroso entusiasmo per una partita attesissima, importante e sensazionale.
Come abbiamo detto nella nostra review della partita su Ohvale, nel secondo test possiamo aspettarci una estremizzazione degli approcci visti nella prima partita.
I Lions proveranno a portare a casa partita e serie rimettendo in atto lo stesso piano tattico: andare a giocare di là.
Il piede di Murray sostituisce quello di Price. Lo scozzese aveva ben giocato nella scorsa partita, mettendoci però un po’ a trovare la quadra. Il suo primo tempo in ombra, però, dipendeva anche e soprattutto dal contesto della partita. Murray ha chiuso bene, con una grande gestione del quarto finale di partita. I ruoli stavolta si invertono.
Mako Vunipola guadagna un posto da titolare sostituendo Rory Sutherland, sofferente nei primi 40 minuti del primo test, soprattutto in mischia chiusa, con Wyn Jones che rimane infortunato. Anche se ha giocato una grande mezz’ora, Mako può essere una delle vulnerabilità del pack in rosso, specie nelle fasi ordinate. In più, era una grande risorsa da estrarre dalla panchina, mentre Sutherland potrebbe essere di minore impatto se chiamato a partita in corso.
Chris Harris, infine, prende il posto di Elliot Daly in mezzo al campo. Warren Gatland e lo staff hanno probabilmente deciso di sacrificare quella che doveva essere un’arma offensiva per girare attorno alla difesa avversaria e che non ha funzionato per inserire un giocatore molto solido difensivamente e che porti un po’ di fisicità in più in dote per sfidare la coppia De Allende-Am.
Strana la scelta di portare Taulupe Faletau in panchina al posto di Hamish Watson. Al di là del giallo scampato, l’ingresso del flanker scozzese era stato molto positivo 7 giorni fa. Una ragione potrebbe essere la necessità di inserire nel pacchetto un giocatore esperto che possa portare leadership nell’ultima parte dell’incontro, se Alun Wyn Jones dovesse aver bisogno di respiro.
Se siamo sotto 12-3 come nel primo test o 17-3 come contro il Sudafrica A, per noi sarà una sfida difficile. Dobbiamo assicurarci di partire forte
Warren Gatland
Anche il Sudafrica si ancora ai propri principi: difesa all’arma bianca e fasi ordinate. Aspettiamoci che provino a portare un livello ulteriore di fisicità e intensità nella partita, mentre la domanda più grossa rimane la capacità di mantenere uno sforzo del genere.
L’inserimento della coppia di piloni composta da Kitshoff e Malherbe, i due supposti titolari entrati al 40’ nel primo test, serve a restituire la pericolosità in mischia chiusa. Tuttavia Ox Nché era stato uno dei migliori degli Springboks nei quaranta minuti in campo: forse sarebbe tornato titolare se non si fosse infortunato.
Jasper Wiese esordirà con la nazionale vestendo la maglia numero 8. Un cambio che mette centimetri e chili che saranno utili in particolar modo nelle situazioni di ricezione dei calci avversari, dove Kwagga Smith era stato messo sotto grande pressione.
In panchina torna il classico 6+2, la formula che ha portato tanta fortuna agli Springboks nel mondiale giapponese vinto.
Navigate i mari del web alla ricerca di un modo o di un altro per vedere la partita? Buona fortuna, ci sentiamo in settimana!